Aprire il proprio cuore non è facile. Non lo è in senso figurato. Tantomeno in senso fisico. Camatkarasana è l’asana che meglio rappresenta questa apertura e la difficoltà che ne consegue. A partire dal nome. In americano è stato tradotto in Wild Thing ma a me piace molto di più tradurlo così: l’estatico dispiegarsi di un cuore rapito.
Non è meraviglioso già solo il nome?! Per effettuare questo asana occorre essere flessibili, perchè aprire il cuore spesso fa male e ci vuole un po’ di allenamento.
Partiamo da Adho Muka Svanasana (ovvero il cane a testa in giù) lasciamo che la nostra schiena si allunghi bene. Premiamo bene con le mani e con i piedi a terra. È importante avere buone radici dalle quali partire. Come dice Hellinger, senza radici non si vola.
Cominciamo a staccare il piede destro da terra e portarlo vero il cielo. Pieghiamo il ginocchio e cominciamo ad aprire il bacino. Mentre la gamba scende dolcemente verso sinistra per appoggiarsi ancora al suolo stacchiamo la mano destra da terra. Il busto comincia a ruotare. Spingiamo bene con il bacino verso l’alto, apriamo il torace scoprendo la nostra parte più tenera. Il cuore. La mano destra rimane sospesa, allungandosi come ad afferrare qualcosa di invisibile. A simboleggiare l’anelito verso l’infinito, mentre il piede sinistro è appoggiato a terra e la gamba destra cerca di distendersi. Godetevi per qualche istante questa posizione respirando tranquillamente, ascoltando tutti i benefici che aprire il vostro cuore può portare. Poi, piano piano cominciate ad abbassare il bacino, ad arritondare la schiena abbracciando le ginocchia.
Buona pratica!