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Si dice che lo yoga conduca alla serenità, all’armonia e all’equilibrio interiore. Spesso non si dice, però, come questo accada. Anzi, spesso passa il concetto che basti praticare gli asana per trovare pace ed equilibrio. La realtà è ben differente.
Lo yoga è una disciplina complessa e gli asana sono solo una delle otto parti di questo percorso. Praticare solo e unicamente gli asana può portare all’estremo opposto: agitazione, ansia da prestazione, rabbia.
La ricerca del gesto perfetto, della posa precisa (ammesso che tutto questo esista) porta a una pratica puramente edonistica, egocentrica e formale. Ed è proprio qui la chiave verso l’equilibrio, la pace e la serenità.
Se il nostro scopo è arrivare, per esempio, ad afferrare il piede dietro la testa entrando in Eka Pada Rajakapotasana , il piccione, per citare un asana sul quale sto lavorando parecchio da tempo, ci troveremo ad affrontare ore di frustrazione, delusione e dolore fisico prima di riuscire ad arrivare a… Cosa?! Ad afferrare un piede.
Se invece lavorare per arrivare a quel piede significa affrontare le proprie difficoltà e i propri limiti con onestà e sincerità, le proprie paure e i propri blocchi con pazienza e costanza, alla fine del viaggio ci troveremo tra le mani non solo il piede ma anche una nuova consapevolezza delle nostre qualità e abilità, della nostra forza.
In fondo la nostra pratica sul tappetino non è altro che il nostro riflesso della vita reale. Solo così arrivare ad afferrare il piede assumerà un valore vero e pieno, non misurabile in centimetri, ma molto più concreto.