Questa mattina niente pratica. La domenica ci si riposa. Infatti noi ci siamo alzati alle 6 e siamo rientrati strisciando sui gomiti alle 22.

Andiamo con ordine. Rameshiji ha deciso di portarci in gita a vedere il Golden Temple, gli elefanti e una foresta. Abbiamo accettato di buon grado. La gita di ieri è stata bellissima. Partiamo in pulmino, oltre a lui oggi ci sono anche la moglie, Suma, il figlio, che si chiama anima pura ma non mi ricordo come si dice in indiano, la cognata e i due nipotini, Chimudra e Skanda. Quest’ultimo già dal nome si presenta bene (Skanda è il dio della guerra), ed effettivamente passa la giornata a piangere. Chinmudra è una ragazzina adorabile. Dopo 15 minuti diamo già fermi. Proviamo a indivinare per cosa?! È facile la risposta. Ovviamente per mangiare, la nostra attività principe, ormai. Ero convinta di tornare a casa un po’ patita e magra, credo invece che torneró obesa. D’altro canto qui di roba cattiva da mangiare non se ne trova e il loro modo speziato di cucinare fa sì che tu digerisca in un batter d’occhio e dopo mezz’ora sia già pronto per un altro pasto. Ramesh teme che possiamo patire la fame per cui viaggiamo sempre con frutta, dolci, salatini, cose strambe che non so collcare tra i generi alimentari, che al momento giusto sbucano fuori come per magia. Oggi, per esempio, c’è stato un momento di gaudio quando ha tirato fuori i dolcetti a rombo che avevamo mangiato all’aperipooja dei due giorni fa. 

La nostra prima tappa è il fiume con gli elefanti. Passiamo per paesini bellissimi da vedere, in mezzo a piantagioni di caffè, palme da cocco, banani. Si sale, per cui l’arietta è frizzante e piacevole. Arrivati al fiume prendiamo una barchetta da Indiana Jones per arrivare dall’altra parte e vedere gli elefanti che vengono lavati. Mentre faccio le foto un simpaticissimo elefante mi sputa in faccia l’acqua del fiume. Bagnata da capo a piedi. Spero di essere ancora qui domani, il colore del fiume era un po’ inquietante. Al parcheggio ramesh fa fare un giro a cavallo alla sua nipotina e Suma al nipotino. Nel frattempo il figlio ci offre delle cose rosa a forma di principessa dello spazio bitorzolo. Le chiama star apple. Buone.

Ripartiamo e arriviamo in scivolata al tempio di Om kareshwara (per chi conosce i mantra: om kara dirà qualcosa). Rimango incantata. È un tempio di una quiete meravigliosa. Si entra attraverso un portone pesantissimo in un cortile quadrato. Le scale di pietra scura portano direttamente al luogo di culto. Come al solito occorre suonare la campana per attirare l’attenzione del dio al quale  consacrato il tempio, per chiedere la sua attenzione. Nel frattempo un monaco con un grosso tamburo passa suonando. Sembra di essere in un film. Faccio il giro del cortile insieme a Ramesh, Suma, la cognata e il figlio. Tutto intorno degli affreschi che rappresentano le varie divinità. Li passiamo uno a uno e cerco di indovinarne i nomi dalle caratteristiche, chiedendo conferma a loro. Ci sono diverse raffigurazioni di Shiva bellissime, purtroppo non si possono fare fotografie. Verso la fine del giro passiamo davanti a una divinità col muso da sciammia che si apre il petto mostrando due figure al centro. Mi giro verso Suma con gli occhi che mi brillano: sono Anjaneya/hanuman con Rama e Sita!?! Suma sorride ciondolando la testa don aria soddisfatta, sì sono proprio loro. Purtroppo dobbiamo uscire, starei delle ore a studiarmi tutti i dettagli di queste raffigurazioni, ma il tempio sta chiudendo.

Saliamo in pulmino e partiamo alla volta delle cascate. Il parcheggio è un posto delirante, pieno di macchine che come al solito suonano il clacson, ci sono diverse bancarelle dove… Si mangia. Ramesh propone di bere il cocco prima di scendere. Ovviamente accettiamo e questa volta il “cocchiere” quando abbiamo finito di bere ci apre il cocco e ci da la polpa da mangiare. Poi Ramesh scorge un padellino… E scatta l’assaggio alle omelette. All’inizio cerchiamo di rifiutare, ma è convincente come quando ti obbliga sorridendo a fare un asana. Non puoi dirgli di no e ci ritroviamo a mangiare delle omelette spettacolari. Finito il pasto andiamo verso la cascata, durante il tragitto abbiamo modo di incontrare dei simpaticissimi bruchi pelosi grossi quanto dei barbonici. La cascata è molto bella, veniamo assaliti da gruppi di indiani che vogliono fare la foto con noi. Siamo una rarità in queste zone e ci guardano con aria curiosa. Noi fotografiamo loro, loro fotografano noi. Dopo una raffica ragguardevole di selfie (è la modalità fotografica che preferiscono) e foto- famiglia con famiglie mai viste prima torniamo indietro. Si riparte alla volta del parco naturalistico. Almeno cosi pensiamo noi. In realtà ci fermiamo a mangiare di nuovo. Sono ormai entrata in questo loop indiano per cui anche se ormai non sono più in grado di sentire lo stimolo della fame mi siedo a tavola e sbrano tutto quello che mi viene presentato davanti. E così è anche qui.

Il parco in realtà è un spacie di parco avventura dove si trovano anche dei cervi. Onestamente mi sarei aspettata di trovare di tutto tranne che dei cervi in India. Nulla di notevole da segnalare, a parte il ponte sospeso da attraversare per entrare e uscire che dondola parecchio, pieno di gente. Ne esco sudata fradicia, per poi venire catapultata, sempre da lui, su una casetta sull’albero tutta traballante e molto in alto. Che meraviglia guardare il mondo dall’alto mentre temo di volare giù!

Ripartiamo per il Tempio d’oro dove arriviamo giusto in tempo per entrare prima che chiudano i cancelli. Il posto è enorme, pieno di monaci, ovviamente, che gironzolano o stanno sui prati. Il tempio ha più l’aria di una capannone risistemato. In effetti il vero tempio è chiuso per reastauri, ma in quello provvisorio campeggiano comunque tre enormi Buddha dorati in mezzo a colori sfarzosi e molto festaioli. Stiamo dentro un pochino poi usciamo e mentre apsettiamo che il pulmino ci ritiri cosa succede?! Spunta della frutta da mangiare, ci prepariamo per la cena!