No dai non mi chiedere quali posti, monumenti o luoghi sacri abbia visitato in India, perchè ti deluderò puntualmente, come al solito non ho visitato quasi nulla. 

Lo sai che non è nella mia natura collezionare immagini, luoghi , dei monumenti mi interessa proprio poco, a me piacciono le persone, mi immergo, mi perdo letteralmente nelle storie di vita degli altri e amo questa sensazione. 

Girare in bicicletta per i “bassifondi” di Mysore mi riempie di una sensazione meravigliosa che potrei definire amore per la vita, speranza. 
Sono tornato qui con lo strumento di un corso, per ragioni profonde che erano sconosciute o quasi anche alla mia mente, lei, la mente, totalmente convinta di essere padrona della situazione e di decidere di venire qui per praticare gli asana con alcuni dei migliori insegnanti disponibili. 
Vedo queste case che sembrano tuguri eppure sono coloratissimi, le persone sedute fuori per strada davanti alla casa a prendere un po’ di aria fresca, al tramonto l’aria qui è a dir poco perfetta.
Vedo un Paese in cui questa storia, questa vita che da altre parti è un passato lontano e dimenticato, non sono state coperte da una mano di bianco e da una insegna “Sephora, Zara o Carpisa”.
Certo il moderno c’è anche qui, ce n’è tanto, e sicuramente c’è un sacco di gente alienata ma c’è anche tanta , tantissima gente che vive una vita che è ancora fatta di un forte rapporto con la natura, di soddisfazione dei bisogni primari e della felicità che risulta dalla loro soddisfazione condivisa e dalla capacità di essere felici di quel poco che si ha. Un luogo in cui i bambini vanno a letto dopo che i genitori gli hanno raccontato una storia o hanno cantato insieme dei canti tradizionali, in cui il genitore ( uno dei miei insegnanti di yoga) porta a casa il biscotto per premiare il figlio o la figlia che è andata bene a scuola,un biscotto, capisci?
Un luogo in cui vedi un vecchio signore appollaiato in un carro di legno con ruote di legno trainato da due buoi attraversare serenamente una strada trafficata da auto, moto, autobus e ogni genere di veicolo capace di emettere i suoni più fastidiosi e strani che si possano immaginare. Un luogo dove un baracchino che vende tchai tea e sigarette, poco più grosso di un televisore a tubo catodico sorretto da due ruote fatiscenti si anima dal mattino alle 6 fino alla sera e diventa un punto di ritrovo di gente che beve il tea insieme e chiacchiera, dove il proprietario toglie le infradito ( le uniche calzature usate qui con qualunque vestito)le mette a fianco del carretto  e sta a piedi scalzi per terra perchè quell’angolino di sterrato della piazzetta in lalytha mahal main road è “casa sua” e a casa ci si toglie le scarpe.
La bellezza dei sorrisi di alcune di queste persone è indescrivibile, innocente, genunina, curiosa, a tratti complice nelle piccole gioie della vita (tipo un caffè o un dolcetto). 
No caro amico non ti racconterò dei monumenti, quelli sono stati fatti dai Re dai grandi uomini che hanno governato nei secoli, a me piace la vita della gente di strada e se vuoi ti posso raccontare quella!