Oggi è stata una giornata incredibile. Sembra ne siano passate tre da quando ci siamo alzati e, come sempre, abbiamo fatto 1 ora di pranayama, 1 ora si filosofia indiana e, oggi, 1 ora di pratica. Di solito ne facciamo 1 ora e mezza,ma oggi visto che avevamo in programma la gita abbiamo scelto di fare adjustment, per non essere troppo stanchi. Stamattina ci è toccato Pincha Mayurasana…
Dopo aver mangiato il mango chutney più buono del mondo siamo partiti per la nostra giornata. Prima tappa i palazzi del sultano Tippu. Nella confusione mentale nella quale mi trovo in questo momento le prima cosa che mi viene in mente pensando a questa parte della gita è la residenza estiva del sultano. Un palazzo con un giardino bellissimo, pieno di alberi stupendi e di corvi. Uno dei quali mi farà poi la cacca in testa mentre mangiamo. Sto inanellando una serie di incontri ravvicinati con gli escrementi animali in questi guiorni. Tremo all’idea di domani. Prima di entrare nel giardino Rameshji ci chiede se vogliamo assaggiare il succo di canna da zucchero. Io e Fra ci guardiamo: vogliamo privarcene?! Certo che no. Il “canniere” (sicuramente si chiama così) comincia a infilare in una specie di torchio una lunge canna da zucchero. Ne esce un succo giallognolo dove mette anche un po’ di zenzero e limone. La prima è una sorsata di paradiso. Posso dire tranquillamente che si tratti di una delle cose più buone che io abbia mai assaggiato. Andiamo a vedere il palazzo. Da fuori sembra una catapecchia, le facciate sono coperte da stuoie verdi che fanno pensare che sia in restauro. Entriamo un po’ titubanti. Ci si para davanti una delle cose più belle mai viste. Muri affrescati con una precisione e una divizia di particolari incredibile. Colori vivacissimi sui muri ma anche sui soffitti. Nicchie e balconcini che si affacciano qua e là incorniciati da merletti. Le stanze all’interno sono basse e accoglienti. I colori vivaci e intensi. Starei qui dentro tutto il giorno ma abbiamo in programma diverse tappe così, dopo aver mangiato, ripartiamo. Il percorso è simile a un camel trophy. Arriviamo in riva a un lago. Le nuvole sono basse, tra poco pioverà. Facciamo il giro delle mura del tempio che dobbiamo visitare. C’è parecchio movimento e fermento. Un po’ diverso dalla solita aria che si respira intorno a un tempio. Fuori troviamo una distesa importante di scarpe e ciabatte. Nei templi si entra sempre a piedi scalzi e le scarpe devono rimanere fuori dal tempio. Entriamo. Il tempio è interamente decorato con ghirlande di fiori arancioni, gialli e rossi. Uomini e donne con vestiti appariscenti e particolarmente curati vanno avanti e indietro. C’è una confusione insolita. Avanziamo e ci rendiamo conto di essere capitati sul set cinematografico di un film di Bollywood! Rameshji diventa ancora più curioso e comincia a cercare varchi per vedere cosa stia succedendo. Facciamo il giro del tempio. Incontriamo diversi personaggi da fotografia. Faccio fatica a distinguere la realtà dalla finzione. Mentre fotografo delle finte guardie con fucile ce ne si avvicina una terza e ci chiede se possiamo fare la foto con lui. Altri si avvicinano. Nel frattempo Rameshji si è arrampicato sul retro del tempio per cercare di entrare e farci vedere la statua del dio (che è stata spostata per l’occasione e non c’è). Lo seguiamo e ci ritroviamo sotto un piccolo colonnato pieno di fiori che pendono dal soffitoo basso. L’aria è profumatissima e comincia a piovere. Mentre ci guardiamo intorno sopsendono le riprese e un personaggio piuttosto buffo fornito di pancia e turbante sale le scale. Raneshji lo vede e gli si illuminano gli occhi. Capiamo che si tratta di un attore famoso. Nel frattempo lui vede noi, che a quanto pare siamo come degli oggetti misteriosi per gli indiani di questa zona. In effetti andando in giro di occidentali non ne abbiamo quasi mai incontrati. Ci fissa, mentre i suoi fans indiani chiedono di poter fare la foto con lui. Ci chiama e… Ci chiede se voglaimo fare una foto con lui! Concediamo la foto al George Clooney di Bollywood e usciamo dal tempio. Il maestro è felicissimo, lo si vede dal suo sorriso. Ma le sorprese non sono mica finite. Mentre usciamo ci viene incontro un gruppo di ragazzotti scortati dalla polizia. Rameshji esclama: the hero! Ebbene sì… È arrivato anche l’eroe buono, il bello del film, l’attore per il quale le ragazzine si strappano i capelli. Mentre si avvicina Rameshji gli si para davanti, si presenta e gli dice che sta portando in giro i suoi studenti di yoga europei. Parola magica. Il giovane attore vuole fare una foto con noi. Ce ne andiamo ridendo. Ci aspetta la tappa dedicata ai giochi di luce e acqua, che qui risparmierei. Una vasca da bagno con qualche luce, della musica di Jennifer Lopez rivisitata in chiave indiana, e una folla in deliquio. È buio ormai, dobbiamo correre indietro per l’ultima tappa, il tempio della dea Chamundi, la dea di Mysore. Il tempio si trova in collina. Arriavti in cima c’è la nebbia e fa freddo. E c’è coda. Parecchia coda. Una volta entrati ci troviamo pigiati in mezzo a fedeli che si muovono verso la meta, la stanza dive si trova la dea. Il soffitto è ricoperto di un fittissimo tappeto di fiori profumati. Entrati nella piccola sala dove si trova la statua succede tutto in frettissima. Mi trovo accanto a persone che ciminciano a pregare e fare cenni e rituali mentre mi sointonano avanti. Rimango un attimo sopsesa, la situazione è quasi claustrofobica, c’è poca aria, mi blocco. Poi decido di lasciare andare tutto e tuffarmi nell’onda della folla dhe mi trasporta davanti alla statua e poi mi sospinge verso l’uscita mentre un gruppetto di uomini cantano dei mantra ipnotici. Ritrovo Anna davanti a Ganesha, ci tuffiamo insieme nell’onda e arriviamo fuori dove ci aspettano Rameshji e Shita. A volte è piu faxile lasciarsi guidare che decidere dove andare. Namastè