Questa mattina ce la siamo presa comoda. La pratica iniziava alle 10 per cui sveglia alle 8 colazione da Cafè nero. Arriviamo con calma a Surgeon Museum e ci sistemiamo con calma nella luminosissima sala che ci ospita. Questa mattina l’aria e frizzante e non c’è una nuvola nel cielo blu. Partiamo con un mantra, che onestamente non sono riuscita a seguire. Sentirla cantare è una meraviglia e questa mattina oltre a cantare “mima” il significato del mantra con le mani e le braccia. Parte facendo riferimento agli Yoga Sutra di Patanjali, al Vibhuti Pada, in particolare all’aforisma 30: 

applicare il samyama al centro del corpo porta la conoscenza dei centri dell’energia e delle loro interazioni. 

La pratica di oggi sarà incentrata sulla ricerca della propria risorasa interiore, quel posto dove ci rifugiamo quando ci troviamo in situazioni potenzialmente stressanti. Lavoriamo su una serie di movimenti che mi viene da definire “rotondi” per entrare nelle posizioni, occupando lo spazio a 350 gradi. Il concetto di questo modo di muoversi mi colpisce e mi fa riflettere; muoversi in verticale sul tappetino, avanti e indietro, lavora principalmente sulla nostra crescita personale, rinforza soprattutto noi stessi, mentre il lavoro più ampio e rotondo abbraccia tutto quello che ci circonda e ci fa entrare in contato profondo con l’altro. Lavoriamo in questo modo su Virabhadrasana II, Prasarita Padottanasana, Utkatasana, Uttanasana e Parsvakonasana. Tutto in piedi. La tamasica che alberga in me comincia a reclamare. Per fortuna D.F. È bradipo quanto me e ci savanizza per una bella mezz’ora, durante la quale non ho idea di cosa succeda.
Pranziamo in giardino, al sole, per evitare la confusione, e riprendiamo il seminario. D.F. apre con la definizione di Sankalpa e ci chiede di provare a parlare con il nostro vicino di tappetino del nostra sankalpa, la nostra intenzione, ciò che vogliamo perseguire in quetso periodo della nostra vita, ma prima ci sottopone a una sessione di yoga nidra che, devo dire, mi schiarisce le idee e mi aiuta a formulare un sankalpa della mia vita quotidiana. Dopo lo svambio di idee il mio sankalpa è ancora un pochino più chiaro e dal dettaglio quotidiano comincia ad assumere una valenza un po’ più generale. D.F. ci chiede di prendere nota in questi giorni ogni volta che ci troviamo a pensare in maniera negativa o pessimista del nostro Sankalpa. Una breve pratica per sciogliere spalle, braccia e anche e via! Un’altra sessione di Yoga Nidra, della quale colgo messaggia a spizzichi e bocconi. Non so bene cosa succedda dentro la mia testa, ogni tanto arriva una parola da lontano emi rendo conto di essere ancora nella sala, ma fatico a capire come sono girata, in che posizione mi trovo e chi ho di fianco. Ripiombo non so bene dove, a fare non so bene cosa, galleggiando tra immagini, persone, parole, suoni fino a quando una porta sbatte, uno scicquone sciacqua e un camapnellino suona il risveglio. Mi alzo e mi rendo conto che orail mio Sankalpa è chiaro, evidente, cristallino. Non è più legato a un dettaglio della mia vita quoridiana, èal di sopra di essa e la governa. E mannaggia a me è sparito di nuovo dalla mia testa dopo i 13 km a piedi che ci siamo fatte in giro per Edimburgo.