Mi trovo immerso nel rumore ipnotico e assordante dell’aereo per Londra, sono appena partito da casa e mi trovo ancora in quel marasma di emozioni contrastanti che hanno l’aspetto di due cartelli direzionali opposti “casa – India”.
Sono entusiasta del programma che mi attende  a Mysore, diversi insegnanti, tanta pratica fisica e aggiustamenti al mattino, pranayama e studio dei veda al pomeriggio.
Non posso evitare di pensare alle lacrime parzialmente trattenute da Miche stamattina all’aeroporto. 
È il più grande dei tre, tante volte vuole fare l’adulto e sente il peso e la responsabilità del fratello maggiore ma è sempre un cucciolo, il mio porciglio ed è tanto emotivo quanto affettuoso.
Lorenzo mi sembra vivere bene il distacco supportato dalla gioia a breve termine del week end in campagna da solo con la nonna che si dedicherà esclusivamente a lui, magari posticipa la nostalgia a dopo il week end, mi sembra saggio. 
Il piccolo è machiavellico, mi abbraccia, mi bacia, mi dice “mi mancherai” e poi, assodato che sto per partire e che questa è la realtà, si gira e dice ” beh dai andiamo che palle stare all’aeroporto!”