Ieri è stata una giornata impegnativa, non solo sul piano fisico, a quello direi che ormai sono abituato, ma avendo visitato un laboratorio di anatomia umana in un’ospedale con pezzi di corpi e corpi interi di adulti e bambini conservati in formalina direi che il conto presentato in termini emotivi è stato piuttosto pesantuccio.
Lo ammetto , pensavo che avrei sopportato la cosa con uno spirito diverso e invece sono stato avvolto da un senso di pesantezza tremendo. Morale, torniamo verso casa, tutti un po’ scossi e ad accoglierci c’è quell’angelo di Lakshimi , una giovane mamma indiana che ci prepara i pranzi e cene.
Lei è di una genuinità e bontà a dir poco commoventi. Ci incrocia e subito ci invita a casa sua per un tea. Accettiamo volentieri, una coccola ci farà bene anche se siamo stanchi morti e vogliamo andare a casa.
Entriamo nella sua casa che si trova su un terrazzo di un edificio adiacente al nostro, una stanza di 15 metri quadri in cui vivono lei, io marito e due splendidi bimbi di 4 e 7 anni che ci fanno spazio sul divano letto così ci accoccoliamo insieme a loro mentre guardano i cartoni animati. Intanto la loro mamma ci prepara un chai squisito (chiaramente lavorando per terra con un fornello tipo campeggio) e degli snack fatti a mano da lei a dir poco meravigliosi. Intanto su richiesta di Marc, il marito di Laskshimi ci mostra i libri di scuola dei bimbi, riassumo il tutto dicendo che nel libro del bimbo di sette anni, scritto interamente in inglese, compaiono operazioni matematiche complesse che i nostri bambini eseguono se va bene a 10 anni e nella loro lingua! Avevamo regalato dei giochi ai bimbi, due pupazzi dei loro supereroi preferiti e un cubo di rubik, e loro cosa fanno ? Li prendono e ce li portano sul divano come a dire “giochiamoci insieme ” . Mi ritrovo in un turbine di emozioni contrastanti, da un lato provo una tenerezza infinita per questa famiglia così apparentemente povera nella materia ma così felice, appagata e tranquilla, dall’altro mi ritrovo a chiedermi se inseguire l’appagamento materiale, cosa che in teoria tutti giudichiamo superficiale ma che poi in pratica tendiamo a fare , sia davvero una cosa sensata in termini di realizzazione personale come individui.
È toccante vedere come queste persone che hanno così poco siano così felici di condividere quel poco con gli altri, anche quando si tratta di sconosciuti stranieri perdipiù tendenzialmente giudicanti!
Forse, ho pensato, è bene tenere un pentolino da tea brutto in casa, e conservarlo, come simbolo di un’ospitalità che è fatta di sostanza e sentimento piuttosto che di apparenza.20140823-053006-19806796.jpg

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