I giorni e le notti si mescolano. Mi sembra di essere qui da sempre. Questa “mattina” ci siamo alzati a mezzogiorno (che per l’Italia sarebbero state le 8.30, non è tardissimo dai…). Giretto al supermercato per prendere le cose di prima necessità e giretto per vedere la zona. Siamo gli unici occidentali in giro, pare. Mentre camminiamo si avvicinano tre bimbetti tutti sorridenti. “Hi!” Urlano e fanno un pezzo di strada con noi saltellando mano nella mano. Una scimmia ci guarda dall’alto, con le guance piene di cibo. Non vuole essere fotografata e ce lo fa capire minacciandoci con uno sguardo truce. Stiamo vagando nelle stradine dietro la strada principale. Qui i clacson si sentono solo da lontano e ci possiamo godere i gridolini dei pappagalli che volano sopra di noi. Il clima è perfetto. Arietta, qualche nuvola qua e là, dopo l’afa di Milano è una vera meraviglia.
Arriva l’ora della pratica. Andiamo nella Shala di Rameshiji, una casetta bianca sotto un enorme albero pieno di scimmie. Saliamo una scaletta lunga e stretta, mi ricorda un po’le casette di mare in Grecia. Arrivati in cima ci si apre davanti una terrazza dove incontriamo dei ragazzi che hanno appena dinito la pratica e stendono i tappetini ad asciugare. Rameshiji esce, ci sorride, dondola la testa e ci invita ad entrare. Un forte odore di pratica ci accoglie. Srotoliamo i nostri tappetini e si comincia gli asana sono quelli della tradizione hatha, il ritmo decisamente no. Attraverso mantra, conteggi, sudore, jump back e asana che non avevo mai neanche osato fare prima, il nostro viaggio dura 1 ora e mezza. Mentre sento il sudore colarmi dalla fronte mi compare la faccetta sorridente di Rameshji che, all’inizio della pratica, annuncia: “today practice is gentle”. Quest’uomo ha un’ironia davvero innata, gliene devo dare atto. Mentre usciamo, barcollando a dire il vero, all’aria aperta sorrido. Sono stanca e il caldo della saletta chiusa mi ha fatto venire anche un po’ di mal di testa ma porca miseria come sto bene! Ce ne andiamo a casa con una cenetta deliziosa che ci ha preparato Suma, la moglie del maestro, da mangiare tutti insieme intorno al nostro tavolone, a casa. E sono felice.