Ieri sera alla pratica mi sentivo una bestia. Un’energia pazzesca. Alle 2 eravamo ancora sveglie a ridere nel letto. Questa mattina eravamo tutte stonate, nessuna capiva cosa tentasse di dirci Sheethal. Componendo i pezzi di frase che ognuno capiva siamo riuscite, più o meno, a dare un senso alla lezione. Credo.
Vista la nostra fatica di questa mattina abbiamo deciso, per la lezione di adjustment, di chiedre come argomento Padmasana. “Tanto lo facciamo tutte questo”. Ecco. Appunto. Visto che lo facciamo tutte Rameshji si è sbizzarito in una serie di aggiustamenti e asana che neanche al circo. Improvvisamente mi son ritrovata nel loto, a pancia in giù, con un mattoncino per lato infilato sotto le ginocchia. Mi sentivo molto come una macchina alla quale stanno cambiando la ruota bucata. Persa nei miei pensieri e nel tentaivo di sopravvivere senza uscirne troppo male sento: “come on do bhujangasana!” Lo smarrimento è stato tale che ha dovuto ripeterlo. Non potevo credere alle mie orecchie. Una volta strisciata fuori dalla posizione Rameshji ci ha proposto l’asana vero e proprio, perchè questa era solo la preparazione, ovviamente. Scema io a non capirlo… E così eccoci a lottare per infilare le braccia in mezzo alle ginocchia piegate nel loto per entrare in kukkutasana. Sudata come un maratoneta finalmente, strappandomi la pelle di dosso, riesco a raggiungere la posizione, sollevandomi timidamente ma soddisfatta sulle mie mani. Sento una pacca sulla schiena e un urlo: STROOOONG, STROOONG! A momenti mi capotto in avanti per lo spavento. Le mie compagne di pratica mi fotografano sganasciandosi dal ridere. 

Nel pomeriggio decidiamo di fare un giro e andiamo nei pressi del Devaraja Market, da dove fuggiamo a gambe levate perchè perseguitate dall’omino delle cavigliere. Una vera cozza. Sempre lui, quello dell’anno scorso. Ci dirigiamo verso la libreria (dove, come al solito, non riesco a contenermi) e per strada incontriamo un vero personaggio: il Guru. Un omino tondo, vestito di seta arancione, pieno di anelli vistosi e pacchiani, con un orlogio dorato al polso, la barba bianca lunga, uno strepitoso polsino con la bandiera indiana e le ciabatte rosa. Non poteva che essere amore a prima vista. Non abbiamo capito nulla di quello che ci ha detto. Continuava a ripetere parole in Kannada e a fare un verso: mm… mmm… mm

Uscite dalla libreria prendiamo un tuk tuk per tornare a casa e riposare un po’ prima della pratica serale. Durante il tragitto, mentre facciamo lo slalom tra un pedone e una cacca, scorgiamo in lontananza una mucca in mezzo alla strada. Macchine, motorini, bus e tuk tuk le sfrecciano attorno strombazzando e sfiorandola, ma lei sembra non accorgersene neanche. Sa che non le succederà nulla. Sa che le cose accadono e che se cerchi di evitare un motorino può capitare di essere centrati da un bus. Ishvara Pranidhana.