Il nostro centro quest’anno compie 10 anni. Mi sembra ieri ma no, son già passati 10 meravigliosi anni. 10 anni nei quali non mi sono mai pentita della strada che abbiamo scelto. Anche nei momenti in cui sembrava poco battuta. Troppo poco.
Ricordo che la prima lezione della storia del CentrOlistico è stata una lezione di Yoga. L’ho tenuta io. Partecipavano 2 persone. Ero emozionata, quasi terrorizzata. Eppure, una volta iniziata la lezione, il tempo è volato e le due partecipanti si sono iscritte. Da allora il corso di Yoga è cresciuto, cambiato, si è evoluto e a un certo punto l’ho abbandonato. Dopo qualche anno di pratica ho cominciato a interessarmi al Pilates e ho scoperto le meraviglie che può fare per il corpo e la schiena. Tante persone sono entrate al centro piegate in due dal dolore alla schiena. Molte di queste sono uscite sorridenti, schiena dritta. Mi ci sono buttata anima e corpo, studiando i vari casi, preparando programmi che si adattassero alle schiene più martoriate e alle cervicali più conciate e la mia pratica di Yoga ne ha risentito. Tanto che, appunto, ad un certo punto ho consegnato i miei corsi ad altri, concentrandomi sul Pilates.

Recentemente ho scoperto che il fondatore, americano, di una forma di Yoga, il Budokon Yoga, che mi piace da matti e che seguo da anni sarebbe venuto finalmente in Europa per fare dei corsi intensivi per insegnanti già formati. Ho ripreso a praticare con un entusiasmo che non avevo più da tanto tempo per lo Yoga. Mi sono preparata allo stage. Addirittura mi sono iscritta a un altro stage per arrivare preparata a questo 😀
E la magia è avvenuta. Si tratta di una magia silente, che mi si è rivelata poco alla volta, tra le pieghe della mia pratica e della fatica.  In entrambi i workshop mi sono sentita incapace, imbranata, in mezzo a marziani che facevano spaccate frontali, salivano in verticale come se fosse una cosa normale. Entrambi gli insegnanti sono stati piuttosto ruvidi nell’impartire le indicazioni. Il primo, tedesco, continuava a mortificare gli slanci di chi cercava di andare un po’ oltre le proprie possibilità con dei secchi: non sei ancora in grado.
L’altro, americano, ha passato tre giorni a ripeterci che nessuno di noi era speciale. Praticando sono stata corretta una quantità imbarazzante di volte. I piedi non si mettono così. Le braccia non vanno bene. Hai la schiena iperlordotica. Ma come?! Ti fanno male le braccia? Non sei infortunata, continua e non lamentarti. Tre giorni di pratica intensa per 10 ore al giorno, 1 ora di pausa per mangiare e poi sotto al lavoro, senza intervalli. Perché la vita è dura. Ci sono stati momenti in cui sono stata lì per mollare tutto. Mettermi a urlare: ma chi cavolo ti credi di essere?! Io insegno Yoga da anni e mi vieni a dire che non va bene nulla di quello che sto facendo?! Ma proprio in quel momento, quando stavo per rovinare tutto mi sono resa conto che quello era l’insegnamento più importante che stavo ricevendo. Non la posizione dei piedi, non il bacino basso e neanche la meravigliosa sequenza che ho alla fine acquisito.
In questi giorni di sudore e muscoli ho imparato la modestia, l’umiltà, la capacità e la magia di essere principianti, una posizione che molti rifuggono. Quanto è bello pavoneggiarsi proclamandosi “avanzati” di qualche disciplina o ambito? Ma quando raggiungi lo status di avanzato perdi la meraviglia di essere principiante. Il principiante ha la mente aperta e ricettiva. Ha tutto da imparare. E’ una tabula rasa da riempire e più tempo si riesce a rimanere in questo “stato di grazia” più cresci e impari.
Ed è così che vorrei rimanere.