Oggi è stata una giornata “frizzante”. Si festeggiava Chamundi, dea della guerra alla quale è stato eretto un tempio su una collina appena fuori Mysore. Diciamocelo chiaro, qui in India ogni giorno c’è un pretesto per festeggiare e di conseguenza mangiare. Durante la prima pratica, quella di pranayama, Shita ci fa fare Savasana Pranayama. Credo di poter dire con una certa sicurezza che sia uno dei miei preferiti. La lezione di filosofia saltella da una curiosità soddisfatta all’altra. Credo che durante il volo di rientro avrò parecchio lavoro da fare per sistemare tutti i miei appunti. Il momento clue della giornata è, come sempre, la pratica con Rameshji. Mi chiedo sempre se e come ne usciró. L’unica certezza che mi accomoagna al momento è che ne uscirò bagnata fradicia. Oggi non ha fatto neanche finta di fare un pratica gentle. Ormai sa che noi sappiamo e non si nasconde più. L’ora e mezza scivola via e così anche noi, sui tappetini bagnati di sudore. Siamo quasi alla fine della pratica. Ramesh inserisce un nuovo asana nel quale dobbiamo rimanere sdraiati a pancia in su con le gambe distese in avanti molto basse rispetto al pavimento. Gli addominali sono duri come il cemento, le gambe a ogni espirazione tremano, i muscoli delle gambe non capiscono se rilassarsi o allungarsi. Ramesh conta: eeekam, dwiiii, triniiii, chattwariiii…. Chattwari and half…. Scoppiamo a ridere mentre lui ci guarda con il suo sorrisetto dipinto in viso. Nel pomeriggio ci dividiamo. Chi vuole uscire, chi vuole riposare. Liberi tutti. Francesca, Walter e io saltiamo su un tuktuk. Come ho già avuto modo di dire, la guida indiana è piuttosto creativa. Segue delle regole proprie particolari. Per esempio, nella rotonda passa per primo il più coraggioso. Se devi uscire all’ultima uscita della rotonda, perchè farla tutta?! Basta farne un oezzetto in contromano, nessun problema! Gli altri ti scansano senza fare una piega. Nessuno si manda la diavolo, tutti suinano ma tramquilli. Qui vige la regola del: keep calm and clacs-on. Dunque prendiamo un tuktuk. Al parcheggio ci sono diversi autisti che cominciano ad accapigliarsi per portarci in giro. La disputa viene vinta da uno gnomo che quando parla sputacchia e si muove in modo piuttosto bizzarro. Si vede che gli altri hanno lasciato il turno a lui per “pietà”. La cosa non rallegra molto. Mi chiedo come possa guidare questo personaggio che nel frattempo ha adocchiato la Fra e la guarda un po’ ammiccante. La scena ha del comico, lo ammetto. Mentre andiamo lo gnomo, forse per fare colpo su di lei accende una muscia indiana  al di là del bene e del male. Il volume è a mille, la cassa, enorme tra l’altro, è posizionata proprio dietro la nostra nuca. Scendo con la permanente. Una cosa va ammessa a favore del piccolo grande autista: guida benissimo. Calmo, senza strappi e attento alla strada. Bravo.

Andiamo in libreria. Male. Molto male. Qui i libri costano davvero poco e mi ritrovo ad acquistarne altri tre. Arrivo a quota 11. A questo punto credo sia una malattia la mia. Usciti dalla libreria decidiamo di fare due passi verso il mercato. Per arrivarci dobbiamo passare per una strada che mi ricorda le scene di guerra che fanno vedere nei telegiornali. Case fatiscenti, corvi che mangiano la pattumiera insieme alle mucche, falchi che volano in circolo sopra le nostre teste, con aria minacciosa, cacche di mucca ovunque. Non sto neanche a descrivere l’odore. Sono sicura che non serva. In mezzo a tutta questa devastazione una musica assordante da discoteca ma indianeggiante, un binomio delizioso, risuona tutto intorno. Gente che balla con collane di fiori. C’è aria di festa. Sti indiani sono veramente avanti.

La sera si chiude con una nuova puntata della serie “Gli aperipooja di Rameshji”. Il venerdì è il giorno dedicato a Lakshmi, la dea dell’abbondanza. Ogni venerdi viene organizzata una pooja in suo onore, ma da quel che ho capito auesta è una sera speciale, per vie della dea Chamundi, per cui la pooja sarà un po’ speciale. Shita mi dice che Rameshji dovrà spaccare una noce di cocco a terra davanti alla porta della Shala, proprio come aveva fatto il tizio fiero e permaloso ieri a Gokula durante il rito per Sai Baba. Ramesh chiama gli altri presenti alla shala per partecipare. Arriva la rumorosa mentre il devoto rimane in camera. La pooja ha inizio e culmina nel lancio del cocco. Guardiamo giù dalla finestra Ramesh che incendia il pelo del cocco e poi lo lancia con forza a terra p er vederlo spaccarsi in due. Ritorniamo nella sala da pratica per aspettare il suo rientro ed eccolo, l’aria è quella di un uomo soddisfatto e tronfio di aver svolto, e bene, il proprio compito. Inizia il giro del cibo e all’improvviso eccolo, il devoto sbuca fuori dalla sua camera in camicia gialla e pantaloni marroni di velluto a coste. Il baffo folto e la pettinatura a cespuglio lo fa sembrare il nano che nella statua che raffigura Nataraja viene schiacciato a terra sotto il piede del dio. Si piazza accanto a Walter mentre Ramesh passa con il cibo. Anche stasera, tra le altre cose, c’è il riso basmati soffiato. Dobbiamo prenderne una manciata e mangiarlo, ma Walter, convinto do dover ricevere anche uno Spritz, ne prende un po’ troppo e si ritrova, in pochi secondi in mezzo a un distastro di riso intorno ai piedi. Lo guardo e rido, mi ricorda quando mangiano i miei figli. Il devoto mi vede sorridere si gira e scoppia in una risata scomposta che a catena fa ridere Anna che comincia a lacrimare dal ridere. La pooja finisce così, tra le risate di tutti. Domani praticheremo in mezzo al riso.