Ieri abbiamo fatto un giro al supermercato. Siamo usciti col carrello pieno di cose assolutamente inutili ma indispensabili. Come l’olio per i capelli al cocco, commestibile. Dovesse mai venirti un languorino puoi sempre leccarti un ciuffo. La giornata è stata particolarmente lunga. 

Alle 6.15 lezione di Pranayama. 1 ora. Chi mi conosce sa quanto mi sia costata. A seguire, pronti via, 1 ora di filosofia indiana, dove i miei forti sospetti di essere ignorante hanno avuto la definitiva conferma. Mi son trovata a sperare con tutta me stessa che la reincarnazione esista per poter colmare tutte le mie lacune, più simili a desolanti lagune. Dopo un bel 10 minuti di pausa abbiamo ripreso con 1 ora e mezza di pratica. 

Devo chiedere ufficialmente scusa al maestro, per aver dubitato della sua sincerità quando ieri ha dichiarato che la pratica sarebbe stata “gentle”. In effetti lo era. Ci siamo trovati annodati in posizioni quasi inverosimili senza neanche capire cosa stesse succedendo. Il mio ujjayi era più simile al rumore di ferro a vapore, scendevano rumorosamente anche delle gocce sul tappetino, ma non era condensa. Neanche vapore. La produzione inverosimile di acqua e calore del mio corpo deve aver fatto reazione conl’olio si cocco mi ero spalmata sui capelli (troppo) generosamente la sera prima. A metà pratica sembrava di essere nella fabbrica dei Raffaello.

Siam comunque vivi e in piedi al termine della pratica. Salutiamo convice tremante Rameshiji e strisciamoverso casa per fare colazione. Decidiamo di dedicare il pomeriggio a visitare il palazzo di Mysore, ma, visto che siamo belli freschi, decidiamo di andarci a piedi. Sotto il sole cocente, tra una mucca con relativa cacca, macchine e motorini che vanno all’impazzata ( non ho ancora trovato un semaforo acceso qui) girovaghiamo per le viuzze. Accanto a palazzi “eleganti” e ostentatamente opulenti catapecchie senza pavimento e tetto, in condizioni davvero inimmaginabili. E mentre cammini attonito e stordito, anche dai clacson che non smettono un attimo di suonare, incroci sguardi sorridenti e curiosi. Ci capita spesso di essere chiamati dai bambini semplicemente per un saluto o che persone anziane portino la mano al cuore per guardarci negli occhi.

Alle 18.45 ultima lezione della giornata: yoga adjustment. Una lezione breve, 1 ora, bella, interessante e veramente soddisfacente. Finalmente, dopo anni, son riuscita a fare il jump through con le gambe distese. Al termine Ramesh ci chiede se il tenore delle lezioni vada bene o se desideriamo cambiare qualcosa. Ci guardiamo, proviamo a dirgli che se potesse rallentare il ritmo la mattina forse sarebbe meglio per noi. Ci guarda, sorride, oscilla la testa: noooooo. If slower we do less asana. ( trad. nooo. Se andiamo piano facciamo meno asana).

Ecco. Buona notte