Seduto in una comoda poltrona in un cafè dell’aeroporto di Bangalore mi riguardo le foto e rivivo mentalmente la meravigliosa esperienza vissuta qui a Mysore facendo quello che Patanjali definiva Smrti, cioè rivivere i ricordi.
Sono arrivato qui un mese fa, guardandomi intorno cercavo disperatamente qualcosa da definire “bello”, e devo dire che solo smontando la mia idea preconcetta di bello e brutto ho potuto finalmente vedere la bellezza che mi circondava, anche qui.
Certo quel poco che ho visto dell’India non me la farebbe descrivere come un luogo ameno ricco di panorami mozzafiato (ce ne sono e anche tanti ma non erano nel mio percorso), ne io sono il tipo di persona che ama percorrere tanti chilometri in pochi giorni per vedere più cose possibili. A me piace amalgamarmi in un luogo, girare senza meta per le strade, osservare e ascoltare, fermarmi a parlare con le persone e nei giorni, avere un po’ di persone, dall’omino della tintoria al venditore di chai tea, al guidatore di Rickshaw da chiamare ” el me amis” come faceva mio nonno Attilio. E questa è la bellezza che ho trovato, la sorpresa inaspettata di persone che ti rivolgono un sorriso, ti salutano e ti chiedono informazioni su di te e sul tuo Paese, un bambino piccolo che ti prende la mano per strada, una mucca che ti lecca il braccio ad un incrocio, un guidatore di tuktuk che ti aspetta per un’ora fuori da un negozio perchè piove, una famiglia che ti vede passare davanti a casa il giorno della celebrazione di Lakshimi e ti invita a casa sua per i festeggiamenti, tanti amici, alcuni davvero preziosi con cui condividere ore di lavoro, fatica, concentrazione, gioia e conquista di sè. Con tutta questa bellezza nel cuore, in una notte di fine estate, mi incammino verso casa, verso mia moglie, i miei figli, i miei amici , altri meravigliosi custodi della bellezza che mi riempie il cuore.
20140831-010335-3815268.jpg

20140831-010335-3815546.jpg

20140831-010335-3815020.jpg

20140831-010334-3814101.jpg