Sono sull’aereo che da Abu Dabhi porta a Bangalore, avvolta da un fumo ghiacciato e una copertina di pile calda. Il viaggio è stato decisamente più comodo e umano rispetto a quello dell’anno scorso, a partire dal fatto che non abbiamo avuto uno scalo di 9 ore… eppure l’impatto coi turbanti che punteggiavano le file dei sedili aveva esercitato un fascino particolare su di me. Durante lo scalo ad AbuDabhi una velocissima linea wi-fi mi ha permesso di mandare messaggi e postare le prime foto, mentre a Nuova Delhi ero riuscita a malapena ad avvisare di essere viva prima che sparisse ogni traccia di segnale. Non mi sento ancora in India e vorrei allontanare ogni forma di aspettativa dalla mia mente, per evitare di rovinarmi l’esperienza di quest’anno, che sarà sicuramente differente da quella dell’anno scorso ed è giusto (e bello) così.

Durante questo viaggio sono stata perseguitata dalle cuffie. Al mio posto c’erano sempre delle cuffie che funzionava solo da un lato. A un  certo punto ho persino pensato di avere problemi di udito. Invece no. A tutto l’aereo funzionavano le cuffie, le mie, su due aerei differenti, erano zoppe.

Arrivati a Bangalore finalmente profumo di India. È bastato uscire dall’aereo per essere avvolti dall’odore inconfondibile delle spezie e del cibo indiano. Gli odori hanno il potere di catapultarti immediatamente attraverso lo spazio e il tempo e così mi ritrovo in mezzo all’aeroporto di Bangalore, emozionata come una bambina. All’uscita trovo il nostro contatto indiano (mi fa molto James Bond) con un cartello scritto con cura in calligrafia sfarfalleggiante: Welcome Silvia. 

Mi emoziono di nuovo.

Lo seguiamo al pulmino che ci porterà a casa. 

Casa 😊

Sapevo che sarebbe stato un incontro a effetto per chi viene in India per la prima volta, ma questa volta l’India si è davvero  superata per mostrarsi subito al meglio. Saliamo su uno di pulmini più indiani del mondo. Ai finestrini tendine con drappeggi e ciuffetti nascondo il tesoro che ci si svelerà una volta saliti e acceso il motore. Il soffitto, imfatti, ricoperto di tessuto plastificato ora effetto shabby chic, è decorato da losanghe blu metallizzato. L’autista, tronfio alla vista dell’espressioni sui nostri visi, decide di calare subito l’asso che aveva nella manica e accende delle luci a soffitto verdi, rosse e blu che neanche le Rotonde di Garlasco. Tra uno strombazzamento e l’altro di clacson partiamo. Ci aspetta un viaggio di altre 4 ore e mentre siamo fermi al semaforo, con aria da uomo di mondo, il nostro uomo si produce in qualcosa di strepitoso. Il soffitto e le pareti del furgoncino si riempiono di luci puntinate rosse che sembrano scoppiettare, mentre cominciano ad allargarsi grossi cuori verdi, rossi e blu che si trasformano in stelle e nientepopodimenoche cristalli di neve.

Grazie India, non avresti potuto accoglierci meglio ❣️