Il nostro viaggio prosegue. Oggi giornata ricca di emozioni, l’argomento era il dolore, in tutte le sue accezioni. Apriamo con il Gayatri Mantra, che Donna ci traduce al volo così: che tutti possano essere felici, non solo noi! Si parte col canto, lei gorgheggia, noi beliamo come al solito e via. Oggi si parla di dolore, nelle sue diverse accezioni. D. F. ci chiede delle definizioni tra dolore cattivo e dolore buono. A dire il vero per me non esiste un dolore   buono. Il dolore è cattivo e basta. Mentre rifletto su questa cosa D. F. dice: uso il termine dolore per comodità, in realtà parlerei più di sensazione “intensificata”. Ok, mi stai ancora simpatica, Donna. Passiamo alla pratica, con dei saluti al sole a modo suo, nei quali è inserito un Virabhadra II sul quale si sofferma un tempo indefinito, ma notevole, direi. Si parla di anche, allineamenti dati come dictat, ma che in realtà le sderenano. Facciamo a coppie una prova di stabilità per sentire come cambia la sensazione poi andiamo avanti con la pratica. Ci fermiamo per fare un paio di coccole allo psoas. Il mio ha raggiunto un livello di morbidezza tale che tempo il prolasso da un momento all’altro. Chiudiamo con un Dhanurasana così comodo che a momenti tocco il lucernario coi piedi. Finalmente arriva il mio momento, il pisolo in savasana.

Il pomeriggio è tutta un’altra storia. Ci riuniamo intorno a lei. Sorridendo ci dice che canteremo ancora. Evviva 😑 ma la mia gioia diventa quasi incontenibile quando ci divide in due gruppi e asegna le parti del mantra. Fortuna vuole che io capiti nel gruppo che inizia con la parte facile: om shanti shanti shanti. Forse ce la posso fare. Ci dà il là, come il migliore dei direttori d’orchestra, e noi partiamo, prima incerte e a tono basso, poi sempre più sicure. Il secondo gruppo si unisce con la propria parte, mentre D. F. salta da un gruppo all’altro, ormai posseduta dal mantra. Improvvisamente decide di cambiare i ruoli, ma ormai siamo sul pezzo, nessuno ci può fermare e snza una sbavatura assistiamo al passaggio di testimone delle parti cantate. Un coro perfetto. Mi guardo da fuori, mentre canto a squarciagola, ignara che il meglio deve ancora arrivare. Con un gesto veloce della mano D. F. chiama una ragazza accanto a sè e improvvisa una sorta di danza che riconosco subito come la quadriglia che ho vissute tante volte nei film di Jane Austen. Comincia a invitareuna dietro l’altra tutte le persone presenti, così mi giro verso la Fra e la invito a ballare la quadriglia con me. Siamo tutti in piedi, roteanti uno verso l’altro, i palmi si uniscono e ooi si lasciano per unirsi ad altri palmi. Onestamente? Se me lo avessero detto prima forse non mi sarei neanche presentata, ma ora, in questo preciso istante, mi sto divertendo da morire, col mio psoas prolassato. La danza termina, siamo pronte per la sessione di yoga nidra. 40 minuti di assenza fisica totale.