Questa mattina la pratica è stata faticosa. Anzi faticosissima. Mi sentivo un groviglio di sonno. Amo la pratica di pranayma, che non mi ha mai entusiasmato in modo particolare fino a quando non sono venuta in India l’anno scorso. Il suo effetto sulla mia mente e sul mio corpo hanno effetti incredibili. La mia capacità di concentrazione aumenta in modo notevole e la mia schiena e le mie anche si aprono e liberano come se praticassi asana. Al termine della sessione, quando mi sdraio in savasana, un concerto parte dalla zona sacrale e ogni sensazione di chiusura e rigidità sparisce improvvisamente. Certo, prima di savasana devo stare 1 ora seduta in siddhasana, ma ne vale la pena; la resistenza aumenta sempre di più, di giorno in giorno il corpo smette di urlare e protestare, anche grazie all’idea della ricompensa finale, lo “scrocchiamento” finale.

Durante la lezione di filosofia abbiamo parlato di bandha, riprendendo un discorso lasciato in sospeso ieri. L’idea di praticare asana, invece, questa mattina mi pesa tanto. Sento il corpo duro e chiuso. Persino girarmi sul water per prendere la carta igienica mi provoca delle fitte alla schiena che mi impediscono di muovermi in maniera umana. Eppure ieri la pratica non è stata particolarmente pesante. Mi rendo conto che la mia rigidità è dovuta in parte dall’argomento che ci tocca questa mattina: gli inarcamenti. Si tratta, per me, di un argomento difficile da affrontare. Anche la minima forzatura mi fa chiudere a riccio e mi rendo conto che il mio corpo, ma ancora prima la mia mente si rifiutano di affrontarli e di aprirsi. Inarcare significa, per me, perdere il controllo di quello che sto facendo, in particolar modo se devo scendere dall’alto in un inarcamento, per esempio ustrasana. E infatti cominciamo a inarcare proprio da ustrasana, dopo un breve riscaldamento. I nuvoloni neri cominciano ad addensarsi non solo fuori dalla finestra (oggi piove), ma soprattutto dentro di me e comincia a montare una rabbia incredibile. Più vedo le altre aprirsi più il mio corpo si chiude in protezione e, quando tocca a me, l’unica cosa che riesco a fare è mettermi in diagonale con la schiena. Mi sento avvolta da una corazza che non mi permette nessun tipo di movimento: un guerriero medievale con la cotta di maglia. Rameshji si accorge del mio stato e non insiste, ma ci chiede che cosa abbiamo mangiato ieri… ecco, beccate! Mi viene da ridere al pensiero di quello che abbiamo ingurgitato per tutta la giornata. In realtà Rameshji ci spiega che le patate che qualcuno di noi ha mangiato la sera prima potrebbero aver influito sulla nostra mobilità (io non le ho mangiate 😔), ma anche il tempo. D’ora in poi prima di praticare toccherà chiedere a Bernacca e Cannavacciuolo… 

Dopo la pratica ho bisogno di uscire al’aria  e fare un giro. Mi prendo un bel chai che mi rimette a posto con il mondo. A tavola parliamo di quello che è successo durante la pratica e ripercorriamo alcune frasi interessanti che ci hanno detto Rameshji e Sheetal. 

Se una persona pratica già da tempo conosce il proprio corpo, per cui non esistono asana che non possa fare. La cosa importante è ascoltare il proprio corpo e non andare oltre. La cosa buffa di questi tempi è che molte persone cominciano a fare yoga proprio durante la gravidanza. Sheetal

Decidiamo di andare in una libreria che abbiamo adocchiato qualche giorno fa in uno dei nostri giri. Prima di partire per l’India ho tenuto una serie di lezioni (9 per la precisione) dedicate ai 9 pianeti venerati nell’induismo come divinità: Navagraha. Qualche giorno fa, presso il tempio di Shiva, mi sono trovata davanti a una struttura quadrata formata da una serie di 9 statuette. Mentre la osservo sento la voce di Rameshji dire: Surya, Chandra, Mangala… Mi illumino. Trovarsi davanti agli occhi, così, per caso, qualcosa che si è studiato è emozionante per me. Purtroppo essendo in un tempio non posso fotografarle, le statuette. Nei templi consacrati gli idoli non possono essere nè ripresi nè fotografati. Mi accontento di guardarli. Oggi in libreria, gironzolando a caccia di tutt’altra cosa mi trovo davanti un libro coloratissimo che richiama subito la mia attenzione: Navagraha Purana.

Qualcuno sta cercando di dirmi qualcosa?