sto scrivendo mentre sono seduto su un rikshaw quindi potrei avere dei pensieri un po’ tremolanti! Ci si chiede talvolta che rapporto ci sia tra asana e meditazione nello yoga, che legame o filo logico possa condurre il praticante che parte dall’allungamento e potenziamento dei muscoli, dallo scioglimento delle articolazioni , da una respirazione più vitale e completa fino a trascendere il corpo e seguire un percorso spirituale nella meditazione. Ci sono addirittura diatribe, e come potrebbero mancare tra gli esseri umani, sul fatto che lo yoga “originale” contenesse o meno la pratica degli asana. A questo proposito sono tranquillo nel non sapere cosa facessero gli antichi dai quali comunque è arrivata una conoscenza enorme, e dai quali sono provenute le indicazioni e appunto la conoscenza di entrambi i sentieri. Siccome nei veda lo yoga è fondamentalmente psicologia, e siccome nei sutra Patanjali fa riferimento all’asana solo come sedile comodo e stabile per il praticante di meditazione allora si levano alcune voci che stabiliscono che la pratica degli asana sia moderna e non tramandata da testi antichi, peccato che anche alcuni dei cosiddetti testi antichi siano stati tramandati oralmente e compilati e trascritti solo nel diciannovesimo secolo, e questo perchè nella tradizione tramandata oralmente (parampara) da maestro a dicepolo veniva fatta una selezione per evitare di consegnare il sapere in mani sbagliate , in persone non pronte a riceverlo, esattamente così come venivano e dovrebbero tutt’ora essere tramandati e insegnati gli asana dopotutto, visto che alcuni se non molti di questi se non effettuat correttamente possono recare danno al praticante! Comunque dopo questo pippone storico, veniamo al dunque, io vengo qui a Mysore perchè voglio fare il corso di secondo livello per insegnanti Ashtanga, imparare bene gli asana, imparare i dettagli le sfumature tecniche, le “complicazioni” per renderle semplici per gli studenti, ma poi mi trovo, alcune ore al giorno, oltre a praticare gli asana, a fare meditazione e parlare di questa con un Guru che è un vero e proprio pozzo di conoscenza, e a parlare di filosofia praticamente in un dialogo a due con una esperta di sutra e veda e col passare dei giorni conto le sempre più profonde epifanie e trasformazioni interiori che avvengono quotidianamente grazie a questi momenti. Posso dire che la ragione per cui sono venuto a Mysore siano gli asana? Si , da un certo punto di vista, mentale, corporeo, della personalità, razionale, posso dire che la ragione per cui mi trovo qui sono i momenti di trasformazione e crescita interiore che avvengono con la meditazione? Si , da un altro punto di vista, quello di ciò che sono in profondità, aldilà del mio nome, provenienza, personalità e storia. Forse potrei addirittura dire che gli asana sono lo strumento che mi porta ad essere qui e la meditazione è la ragione per cui mi trovo qui, col senno di poi.

Andare in centro Mysore col tuktuk , sentendo l’aria fresca dopo la pioggia, alla fine della giornata, da solo , mi da una sensazione inspiegabile di gioia, beatitudine e completezza. È come se in questo momento, per sentirmi davvero completo avessi bisogno di staccarmi dal gruppo della scuola e stare da solo.

E anche questa sensazione di completezza è una scoperta avventua in meditazione, una scoperta che magari è destinata a essere capita da alcuni e respinta da altri, sentirsi completi ti porta a stare con gli altri e condividere i momenti per piacere anzichè per bisogno, e talvolta , il bisogno quando è reciprocamente soddisfatto genera un legame e un attaccamento che provoca sofferenza, nostalgia, quando viene a mancare. 

Perciò penso che il legame tra asana e meditazione non vada cercato all’esterno, nella logica di un metodo ma nella coesistenza contemporanea e inscindibile di corpo mente e sè superiore, e nella coesistenza delle loro necessità. Nello yoga così come lo pratichiamo queste necessità trovano una risposta coerente e coordinata perchè in entrambi i livelli (quello psico somatico e quello spirituale) si ottiene nutrimento e una straordinaria sensazione di beatitudine e predisposizione a fare e farsi del bene.